La Traccia
15.4.2024
La Traccia
Fondazione V–A–C, Palazzo delle Zattere, Dorsoduro 1401
Venezia, Italia
12 aprile – 25 maggio
www.v-a-c.org | info@v-a-c.org
La Fondazione V–A–C presenta attualmente La Traccia, un nuovo corpus di opere di Volodymyr Yushchenko, in mostra fino al 25 maggio 2024. L’esposizione prosegue la lunga indagine dell’artista sulla fragilità, la resistenza e l’etica dell’attenzione — concetti che hanno plasmato la sua pratica fin dai primi disegni del 2021 e dalle opere fotografiche del 2022.
Qui Yushchenko torna al motivo che apparve per la prima volta nella sua fotografia cromogenica La Traccia (2022): una singola incisione rossa, sospesa tra ferita e battito. Rielaborato attraverso il medium dell’olio su lino, questo segno diventa il ritmo centrale di un nuovo ciclo di dipinti. Su tre tele, Yushchenko trasforma il gesto fugace della luce in una struttura materiale di durata. Strati di pigmento diluito vengono applicati con microscopica precisione finché la luce sembra emanare dall’interno stesso della superficie. Il risultato è un’immagine che non registra più il tempo, ma lo sostiene.
Anche la struttura cromatica della mostra possiede un valore concettuale. I dipinti sono installati contro una parete rossa — un’inversione deliberata rispetto allo sfondo nero che incorniciava la precedente serie di disegni Echi (Otto Volti). In quel contesto, il nero assorbiva l’immagine, trattenendo la fragilità entro la sparizione. Qui, il rosso rovescia tale logica. Esteriorizza ciò che un tempo era interiore, permettendo alla fragilità di risuonare come resistenza. Il rosso diventa la condizione dell’emergenza — la manifestazione visibile di una tenerezza sostenuta piuttosto che ritirata.
La pratica di Yushchenko affronta la pittura come un’etica più che come una forma. La sua tecnica si fonda sulla moderazione: pigmenti diluiti fino alla quasi trasparenza, stratificati e poi ritirati finché la superficie smette di rappresentare e comincia a respirare. Il tenue segno rosso, ricorrente ma mai fisso, funziona meno come motivo e più come pensiero. Misura la durata, l’attenzione e la possibilità di vedere senza dominare. Ogni opera è il risultato di un lungo processo di attesa — un dispiegarsi lento in cui l’atto stesso del dipingere diventa un modo di prendersi cura.
Il titolo La Traccia esprime questa duplicità di materia e memoria. Una traccia è al tempo stesso ciò che resta e ciò che scompare; è il segno che persiste dopo l’evento. Nelle mani di Yushchenko, questo concetto diventa una struttura della resistenza. La linea, insieme vulnerabile e precisa, articola la possibilità che rimanere aperti — rimanere ricettivi — possa essere di per sé un atto di opposizione.
In questi dipinti, la fragilità non è sentimentalizzata ma disciplinata. L’opera racchiude in sé la lezione della moderazione: che la lucidità può esistere attraverso la tenerezza, e che l’attenzione, mantenuta nel tempo attraverso il lavoro, può ancora costituire un gesto radicale. Il vocabolario minimo di rosso e bianco produce un’intensità non tanto visiva quanto temporale — la quieta pressione della persistenza resa visibile.
Considerate insieme, queste opere ridefiniscono il rapporto tra medium e percezione. La fotografia che un tempo catturava la luce è diventata un dipinto che la trattiene. L’olio sostituisce l’esposizione con l’accumulazione; il pigmento si trasforma in memoria. Attraverso questa trasformazione, Yushchenko dimostra che l’atto del dipingere, quando perseguito con assoluta precisione, rimane capace di pensiero. La Traccia, luminosa ma fragile, diventa non un segno di perdita ma la misura della resistenza.
La Traccia è visitabile presso la Fondazione V–A–C fino al 25 maggio 2024.